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IN MEDIA RES

Progetto a cura di Fondazione Aldini Valeriani in collaborazione con Associazione Funamboli Aps
con il contributo di 

 

Andiamo adesso a compiere un’altra ricognizione teorica in media res, in mezzo alle cose. Perché le cose sono tutto: cosa, derivato dal latino causa, che ha sostituito il termine classico res, indica tutto quanto esiste, nella realtà e nell’immaginazione, di concreto e di astratto, di materiale e di ideale. Se lo si contrappone a nome o a parola, cosa indica l’oggetto nella sua essenza, nella sua sostanza: “prima- scrisse Galilei – furono le cose e poi i nomi.” Del resto, il concetto è ribadito dal nome comprensivo che usiamo per indicare tutto ciò che c’è: la realtà, dal latino medievale realitas, ovvero l’insieme delle res, le cose tutte. 
Francesca Rigotti, “Filosofia delle piccole cose”

 

Il progetto che è in fase di realizzazione intende:

  • valorizzare il contesto scolastico come luogo di apprendimento aperto e di promozione e integrazione culturale, all’interno del quale realizzare, in orario extracurriculare, iniziative creative ed espressive aperte al territorio e, soprattutto, alla collaborazione con altre scuole.
  • promuovere un intervento formativo ed educativo centrato sulla stimolazione della creatività dei partecipanti mediante il dialogo tra diversi linguaggi artistici, l’uso di differenti tecniche e modalità espressive, l’indagine e la valorizzazione di differenti qualità dei materiali di scarto utilizzati.

 

Gli obiettivi del progetto sono:

  • incrementare l’offerta culturale attraverso la promozione di progetti innovativi che valorizzino il ruolo delle scuole come presidi culturali e sociali soprattutto in territori complessi;
  • avviare riflessioni intorno alla filosofia del riuso e sul valore ludico, espressivo ed educativo dei materiali di scarto che, non essendo strutturati, favoriscono una grande libertà di azione e si prestano a molteplici trasformazioni;
  • riflettere sulla sostenibilità, non solo ambientale ma anche sociale e relazionale;
  • esplorare i materiali e le materie e favorire un intreccio tra gli stessi e i diversi linguaggi espressivi mediante una loro diretta esplorazione e sperimentazione per promuovere l’espressione personale, il pensiero creativo, la flessibilità e l’apertura al nuovo e al diverso;
  • far emergere le potenzialità personali, tecniche e creative, dei partecipanti stimolandone al contempo il coinvolgimento emotivo;
  • generare nuovi sguardi attraverso cui incontrare la realtà, se stessi e gli altri, dandosi il tempo per osservare, indagare e scoprire;
  • favorire la sospensione del giudizio attraverso il riuso di materiali di scarto aziendale che possono essere trasformati senza che si possa definire una maniera giusta o sbagliata per farlo.

 

È prevista l’organizzazione di laboratori creativi, intesi come spazi di ricerca ed espressione individuale e collettiva, durante i quali verranno realizzate opere artigianali e artistiche riutilizzando materiali di scarto, vecchi arredi e oggetti dismessi provenienti dalla scuola stessa e/o dai partecipanti. In questo modo saranno stimolate ed affrontate riflessioni sui temi dell’economia circolare, e sull’espressione della creatività e dell’immaginazione per sviluppare e rafforzare dinamiche di relazione culturale. Le opere realizzate potranno diventare il punto di partenza per promuovere altre azioni, a loro volta aperte al territorio, ad altre scuole e studenti, agli insegnanti e agli abitanti così da favorire la nascita di reti di dialogo anche intergenerazionale e il rafforzamento di dinamiche relazionali tra scuola e territorio.

Il presupposto centrale delle proposte laboratoriali è ricercare le potenzialità qualitative e formali dei materiali di scarto scoprendo nuovi riusi, inventarsi nuove funzioni, rinnovare lo sguardo, avviare dialoghi e relazioni per stimolare la creatività e l’immaginazione di chi li indaga, per esplorare quali e quanti utilizzi impertinenti possiamo farne. La parola “impertinente” solitamente ha una connotazione “negativa”, come sinonimo di irriverente, non rispettoso. Ampliando però il concetto, l’impertinenza assume una connotazione di irriverenza nei confronti del conforme, quindi essere impertinente è anche essere spiazzante, invitare a formulare nuove interpretazioni. Il concetto di im/pertinenza non riguarda solo il fare, ma anche il pensare e il dire il proprio pensiero. Spesso la dicotomia pertinente/impertinente viene fatta corrisponde a quella tipica del pensiero razionalista, molto diffusa in ambito scolastico, di giusto/sbagliato.

Attraverso la realizzazione dei laboratori previsti dal progetto intendiamo far sperimentare il superamento di questa dicotomia perché non ci sono esplorazioni ed espressioni nettamente giuste o sbagliate e non è infrequente che ciò che per qualcuno è errore, per altri sia sperimentazione, trasgressione rispetto al conforme.

Gli incontri saranno caratterizzati dall’uso di diversi linguaggi artistici, differenti tecniche e modalità espressive. È una precisa scelta metodologica che prevede di tenere insieme la grafica, la pittura, il disegno, la fotografia, la costruzione e la composizione, in un libero attraversamento dei materiali teso non tanto alla ricerca di un affinarsi e consolidarsi di abilità manuali, ma piuttosto immerso e calato nel tentativo di scoperta di nuovi sguardi, pensieri e prospettive sulle cose.

Ogni incontro è pensato come un  percorso sensibile: attraverso una riflessione intorno alla filosofia del riuso e sul valore sociale-relazionale-educativo-ambientale dei materiali di scarto, gli studenti saranno invitati a intraprendere  diverse piste di ricerca partendo dalla sperimentazione pratica con le mani, nell’ottica di farli uscire dalla dicotomia corpo e mente, spesso trasmessa dalla scuola stessa, e supportare invece la “mente incarnata”, la consapevolezza dell’atto esplorativo che innesca l’apprendimento. È la sperimentazione che diventa fulcro della conoscenza: qualsiasi cosa sperimentata con mano viene interiorizzata nella mente. Mani e cervello non possono essere separate, si apprende facendo, si fa pensando. Come dice un antico detto cinese (attribuito, non con certezza, a Confucio) “se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”.

Verranno realizzati 2 cicli di 6 incontri di 2 ore ciascuno per un totale di 12 ore a ciclo e 24 ore complessive.

 

 

Dalle parole ai fatti