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Cyberscuola FAV

Quasi due mesi fa, in tutta fretta, avvisavamo i ragazzi e le loro famiglie che la scuola sarebbe rimasta chiusa per qualche giorno. Era il 23 febbraio, una domenica, avevamo aperto apposta gli uffici di Fondazione Aldini Valeriani. Il motivo era evidente a tutti: stavamo cominciando a sentire la parola epidemia, pronunciata sempre con un inquietante tono interrogativo. Decisamente non avevamo idea di quello che ci aspettava.

Le notizie sul virus che, improvvisamente e inesorabilmente si era rivelato, si susseguivano caoticamente. Non c’era altro da fare che restare in attesa, pieni di domande. E così è stato finché è apparso chiaro che non sarebbero bastati pochi giorni per tornare alla nostra normalità fatta di corridoi affollati di allievi, classi immerse nelle attività, via vai di docenti impegnati in riunioni, organizzazione frenetica di calendari, lezioni, iniziative, progetti.

Ma qualcosa si doveva e si poteva fare. Se è vero che la scuola va ben oltre l’essere un luogo fisico, perché è soprattutto incontro di persone, non restava altro che trovare un modo alternativo per incontrarsi. Tutto si è sbloccato quando anche dai referenti per i nostri percorsi di Istruzione e Formazione Professionale della Regione Emilia-Romagna, è arrivato un documento che spiegava come sarebbe stato possibile riprendere le lezioni.

Così la scuola ricominciava, in un modo diverso, ma ricominciava.

Ci saremmo incontrati virtualmente, ognuno da casa propria, dalla propria scrivania, al sicuro tra le pareti domestiche.

Ok…ma da dove cominciare?

Non ci abbiamo pensato troppo, semplicemente abbiamo cominciato, pur capendo subito che avremmo dovuto ripensare completamente l’organizzazione, la logistica e la metodologia di insegnamento.

Cioè tutto.

E che avrebbe coinvolto docenti, tutor, coordinatori, ma soprattutto i ragazzi e le famiglie.

Cioè tutti.

E tutti, determinati e propositivi, l’abbiamo affrontata questa sfida: i docenti, i tutor e i coordinatori intavolavano continui scambi di strategie, nomi di app, siti, piattaforme, metodologie di didattica digitale…un turbinio di idee e spunti. E i ragazzi, insieme ai genitori, si impegnavano, non senza difficoltà, a recuperare dispositivi e giga sufficienti per permettere a tutta la famiglia di restare collegata…i grandi per lavoro, i piccoli per le videolezioni…sorelle, fratelli, tutti connessi.

Ma alla fine, a tempo di record, eravamo pronti ad approdare nel cyberspazio con il primo click di avvio della prima videolezione su Gotomeeting.

Click….attesa… in aria per un po’ è rimasta sospesa la domanda “Funzionerà?”….e poi eccoli lì i ragazzi, tutti stretti nell’abbraccio virtuale della medesima inquadratura sullo schermo del computer.

Chi in felpa, chi spettinato, chi con le pantofole…chissà...e sono ripartiti gli scherzi, le battute, le risate.

E le lezioni.

Da quel primo click abbiamo riattivato i percorsi formativi per tutte le nostre dieci classi, abbiamo organizzato online oltre 200 lezioni, abbiamo avviato 6 project work, e altri sono in cantiere, consentendo ai ragazzi di collaborare in rete per la realizzazione di progetti multimediali, abbiamo sostenuto gli allievi nel superare le difficoltà che incontravano, tecniche o di adattamento alla situazione, abbiamo risposto a domande e dubbi, abbiamo fatto squadra, ricreato la catena di relazioni, riannodato quel filo che era rimasto sospeso.

I ragazzi si sono dimostrati molto sul pezzo, interessati, attenti e reattivi, pronti a sostenersi l’un l’altro e a passare da Edmodo a Drive, da Gotomeeting alle call con WhatsApp, a servirsi di chat per porre quesiti o a mettere in condivisione materiali e appunti.

Noi, come sempre, li supportiamo: i docenti si ingegnano a individuare metodi ugualmente coinvolgenti, i tutor intercettano i bisogni individuali di ogni allievo e cercano le risposte più opportune, i coordinatori pianificano per permettere di erogare le lezioni in modo sostenibile ed efficace, i docenti di sostegno e gli educatori si dedicano in modo attento agli allievi con maggiori difficoltà.

Fin qui è andata bene.

Abbiamo avuto dubbi, timori, e li abbiamo anche adesso. Ci sono ancora molte cose non chiare, non sappiamo come finirà l’anno scolastico, come saranno gli esami, quando tutto questo finirà e come potremo ricominciare a incontrarci di persona. Abbiamo voglia di tornare alla normalità, certo, ma in questa dimensione particolare abbiamo anche trovato alcuni preziosi insegnamenti: sappiamo che, seppure in un momento difficile, siamo stati capaci di riconoscere e cogliere al volo le opportunità, che non abbiamo mollato, ancora più disponibili a collaborare per far funzionare la scuola. Non per noi, ma per i ragazzi che della scuola hanno bisogno e ce lo dicono. E siamo stati capaci di trovare soluzioni, contribuendo ognuno con i propri punti di forza, per continuare a favorire apprendimento e crescita, individuali e collettivi.

Perché tutti stiamo imparando. Il confine tra docente e allievo è ancora più labile di quanto non sia mai stato. Nella nostra cyberscuola siamo tutti apprendisti. E quello che stiamo scoprendo ci tornerà utile per tempi migliori.

Abbiamo toccato con mano quanto si possa ancora innovare la didattica e quanto ci appartenga sperimentare nuovi metodi per insegnare. Siamo più coscienti dell’importanza per tutti i ragazzi di accedere, correttamente e con consapevolezza, alle nuove tecnologie e quanto il non accedervi possa limitare le loro opportunità.

E alla fine, saranno proprio i ragazzi che ci daranno il vero feedback rispetto all’efficacia degli strumenti informatici per il loro apprendimento. È dal loro punto di vista che dovremo leggere questa esperienza. Saranno schietti, come sempre. E noi saremo lì, pronti ad ascoltarli.

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Pubblicato il
20 Aprile 2020