Close UP n.3 - l'umanesimo dei dati
Settembre l’inesorabile, arriva veloce, se ne va lentissimo e tutto ci ripiomba sul tavolo: scadenze vecchie e nuove, proposte, progetti, iniziative, anche rogne.
Torniamo anche noi di Close Up a raccontarvi di nuovo delle storie, ma stavolta partendo dai dati.
L’umanesimo dei dati. E come si fa a connettere i dati alle storie?
Il primo a parlarcene è il trainer FAV, information designer, Nicola Mastrorilli, che ci racconta la sua decennale esperienza in questo campo e soprattutto ci aiuta a capire di cosa parliamo quando parliamo di information design.
E poi sguardi diversi sulla stessa materia, l’infografica che si fa Sweetduction e, addirittura, arte.
Un mondo più giusto e più bello con i dati
Ho iniziato a lavorare sul tema information design ormai una quindicina di anni fa. Cominciai con alcuni eventi di sensibilizzazione in cui semplicemente accendevo un faro su una disciplina che nei paesi anglosassoni era insegnata da decenni all’università, mentre da noi faticava a farsi conoscere.
Durante questi primi incontri mi capitava quasi sempre di ricevere da qualcuno dei partecipanti un’osservazione per così dire giustificatoria: ‘’si va beh ma… fare i grafici bene non è poi così importante… quello che conta sono i dati.’’
Ovviamente era un’obiezione cui sapevo controbattere ma quello che mi interessa evidenziare è la frequenza con cui tale affermazione veniva fatta.
Gli eventi si trasformarono in corsi di mezza giornata, poi si presero un giorno intero e infine si affermarono in forma di workshop intensivi da 2 o 3 giornate.
Mano a mano che l’offerta formativa maturava, accompagnando il consolidarsi dei trend dei big data e degli analytics, quella primordiale obiezione diveniva più rara e si faceva più debole. Talvolta capitava che non dovevo nemmeno rispondere. Qualche altro partecipante puntualizzava al posto mio (con mia somma soddisfazione ovviamente).
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Nicola Mastrorilli, trainer FAV, presenta INFORMATION DESIGN MASTERCLASS
Fun fact
A proposito di foto-(info)grafica
Fondata nel 2017 da due amiche, Låpsüs, un’agenzia di comunicazione di base a Madrid, ha esplorato e rivoltato l’information design basandosi sulle connessioni involontarie, sullo scarto laterale, in un processo di straniamento e decontestualizzazione del soggetto da comunicare. Nasce così Sweetduction, termine che suona come seduction, ma che in realtà è la fusione tra sweet e conduction, quest’ultima parola in riferimento al modo in cui si è deciso di rappresentare delle semplici ricette di cucina, ispirandosi agli impianti idraulici industriali.
“L’immaginazione e la fantasia rompono con le leggi fisiche e chimiche, rendendo possibili processi culinari a tempo di record» spiegano Urrutia e Dominguez, che hanno dapprima schizzato le idee a matita, per poi raffinare l’idea e successivamente passare agli scatti veri e propri, arrivando infine ad aggiungere la parte grafica, così da ottenere delle “foto-infografiche” culinarie.
Impossibile non darci un’occhiata
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L’informazione che diventa arte
C’è chi partendo dalla data visualization è arrivato a trovare il perfetto e per cui rarissimo equilibrio tra la chiarezza e la bellezza. Si chiama Valerio Pellegrini, giovane information designer milanese, collaboratore del Corriere della Sera, che ha, per questo incredibile talento, vinto due volte il premio Information is Beautiful, nel 2013 e 2016 e ha esposto i suoi lavori, divenuti ormai opere d’arte, a Milano, Torino, Los Angeles, Zurigo, Trieste.
Nella foto, la mostra di Valerio Pellegrini, information designer, AFRICA – Big Change / Big Chance – Triennale di Milano
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INFORMATION DESIGN MASTERCLASS
dal 29 settembre 2021
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Close Up è il digital magazine di Fondazione Aldini Valeriani, un progetto di promozione culturale con rubriche e contenuti inediti con l’obiettivo non solo di incuriosire il lettore, ma di appagarlo. Lasciandogli «qualcosa di più».