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Close UP n.78 - Fughe letterarie

Hey aspetta un attimo, perché corri?

È luglio, piena estate, caldo infernale. Non correre.
Forse puoi concederti una tregua dal frullo lavorativo, dal tran tran quotidiano.
Ti accorgerai che stare fermi è bello. Allevia il disagio dal caldo, ti dà tempo per pensare e riflettere. Così magari potrai abbassare un po’ il condizionatore e scaldare meno il pianeta.

Datti qualche minuto, una pausa. Tra poco sarai in vacanza e raggiungerai la meta tanto ambita per ricaricare le batterie e tornare a testa alta a lavoro.

Hai già pensato a cosa leggerai sotto l’ombrellone? Non te lo porti un libro in montagna? Mentre visiterai quella frizzante capitale europea farai pure una pausa dopo pranzo! Durante un safari in Africa ti tocca andare a letto dopo il tramonto, se non hai sonno che fai? Ah no giusto aspetta, sei un tipo tranquillo e ti rifugerai in campagna: beh anche lì è importante non assopire la mente.

Noi di Close up abbiamo pensato a te.
Per tornare un po’ più scolari, abbiamo chiesto ad alcuni dei nostri migliori trainer un consiglio di lettura per le vacanze, come a scuola!

LeggiamoCI su

Tocca all’ufficio comunicazione di Fav cominciare, apriamo le danze con La caffettiera del masochista di Donald A. Norman, un libro che parla di design, tecnologia e comunicazione.

Il primo ballo non poteva non essere che a tempo vivace, un’immersionie nei nodi stretti della postmodernità.

Psicopatologia degli oggetti e delle azioni quotidiane, ossia uomo e tecnologia – passando per il design degli oggetti – non possono rapportarsi in alcun modo se non si tengono in considerazione i principi base della psicologia cognitiva.

La caffettiera del masochista, che compare in copertina del libro, ne è un emblema.

Beccuccio e manico sono orientati nella stessa direzione., impossibile versare il caffè senza inondarsi le mani. Ma la caffettiera, di per sé stessa, è bella; è un oggetto di design e appartiene – veramente – ad una collezione dell’autore di Catalogue d’objets introuvables di Jacques Carelman. 

Le esperienze ci portano a definire un oggetto in modo positivo o negativo sulla base di alcuni paradigmi.  Applichiamo un canone condiviso ad un oggetto che rientra in quella sfera. Ma quando subentra il fattore tecnologico le cose possono complicarsi. Di per sé la tecnologia aiuta gli oggetti ad essere comprensibili. Ma, parallelamente, arricchisce gli oggetti stessi di nuove funzioni rendendoli sempre più complessi. Da qui in poi parte la sfida per il designer. Solo un approccio integrato può vincere. Un oggetto di design comprensibile, visibile, significante.

Già esiste l’avvio di una psicologia dei materiali e delle cose, lo studio della cosiddetta affordance degli oggetti (“autorizzazione”, l’insieme di operazioni permesse, cioè le proprietà reali e percepite delle cose materiali, in primo luogo quelle che determinano come si potrebbe verosimilmente usare un oggetto) ad agevolare l’interazione uomo-macchina come procedura cooperativa delle due parti.

E nella comunicazione?

Pensando a noi stessi come progettisti e al brand da comunicare come l’oggetto di design, più la progettazione di uno strumento di comunicazione sarà orientato a capire e a cogliere le varianti della mente umana (ponendo il target/fruitore al centro del processo), più questa sarà interessante, intuitiva e condivisa e genererà un plus per il brand stesso.

 

I consigli dei nostri trainer

Il consiglio di Giulia Ruta, Digital innovation strategist

QUESTO È IL MARKETING
Non puoi essere visto finché non impari a vedere

Tutte le volte che esce un nuovo libro di Seth Godin so già quello che succederà: dovrò rimettere mano a qualche passaggio dei miei corsi di marketing e comunicazione digitale. Questa è la magia di Seth: anche se non ci insegna qualcosa di nuovo in assoluto, ci regala sempre le parole giuste per comprendere e condividere.
Dopo oltre quindici anni dal suo capolavoro – La mucca viola – Seth Godin ci spiazza nuovamente con la sua ultima prodezza sul marketing e sul cambiamento profondo che sta attraversando il mondo del business.

Questo è il marketing racchiude il cuore della visione di Godin in un manifesto: partendo da una verità assiomatica “Il marketing è tutto intorno a noi”, Godin alza la posta affermando che “è giunto il momento di farne un uso migliore”.

Fare marketing vuol dire migliorare il mondo (chi mi conosce sa che l’ho sempre pensato anche io J). Fare marketing richiede empatia, generosità e coraggio (sììììì ci piace lavorare così). Fare buon marketing significa infine identificare la più piccola nicchia di mercato capace di sostenere il proprio business (smallest viable market) e narrare una storia interessante per quella nicchia.
Costruire fiducia e consenso. E soprattutto dare agli altri strumenti, storie e percorsi che li aiutino a raggiungere i propri obiettivi.

La frase culto del libro

In Rete c’è “oltre un miliardo di conversazioni di egoisti: raramente riguardano voi. Mentre il buon marketing è un atto di generosità: consiste nell’aiutare persone a risolvere un loro problema”.

Questa affermazione è alla base di tutta la comunicazione empatica, centrata (davvero, finalmente) sul cliente e di tutte le strategie editoriali che parlano dei problemi e delle esigenze del cliente, non autoreferenziali concentrate sul brand. Coltiviamo e valorizziamo il volto umano del marketing.

Il consiglio di Cristiano Ottavian, Consulente e formatore di Project Management

Di solito per l’estate consiglio un libricino che ho tradotto io dall’inglese, FIABE DELLA BUONA NOTTE PER PROJECT MANAGER, di Marisa Silva.

Simpatico libricino che attraverso 10 fiabe provenienti da diverse culture, racconta alcuni principi e buone pratiche di Project Management, per accompagnare a sonni tranquilli chi si deve occupare di progetti.

C’era una volta un progetto…  Ogni progetto è una storia da raccontare, con i suoi personaggi, una trama più o meno complessa, un paio di soliti (o inusuali!) battute d’arresto e la morale della storia da ricordare per progetti futuri. Rivolto a Project Manager, dirigenti, membri del PMO, formatori, facilitatori o chiunque sia interessato ad acquisire una nuova prospettiva sulla gestione di progetti, questo libro stabilisce relazioni, sfida concetti e avvia conversazioni, evoca concetti chiave di gestione di progetti, e porta il lettore a nuove fonti di informazioni in un dominio così affascinante.

Ogni capitolo termina  con un elenco di letture consigliate attinenti ai temi trattati, aspetto molto apprezzato che supporta il lettore nel reperire testi specifici per approfondire ulteriormente i concetti esposti dall’autrice. 

Il consiglio di Giuliano Tarditi, trainer ed Executive Coach

Il Coaching Breve Orientato alla Soluzione: Un metodo chiaro e semplice
di Peter Szabó, Daniel Meier 

Perché: è un libro breve, di solo 160 pagine, che ti pone 5 domande.
Ti permette di fermarti ogni 20 pagine circa e fare le tue riflessioni. Inoltre ne puoi anche fare un argomento di discussione con i tuoi compagni di ombrellone!
Di cosa parla il libro:

In questo volumetto di facile lettura, Peter Szabó e Daniel Meier, pionieri del campo, presentano il metodo del Solution Focus.
Utilizzando tale rivoluzionario metodo, le persone possono fare chiarezza su quello che vogliono ed orientare il loro modo di pensare su cosa vogliono ottenere, invece di continuare a lamentarsi di cosa non va.
Quello che succede è che si ottengono risultati sostenibili nel tempo il più rapidamente possibile.

Il consiglio di Elisa Tassinari, Coach ACC ICF, esperta in processi formativi

ABBI CURA DI TE Elementi di coaching per scegliere la vita che vuoi – Pasquale Padula – Ed. Lantana

Già il titolo è un meraviglioso augurio e ottimo punto di attenzione!

Come non consigliare questo libro, che è stato anche per me una “lettura sotto l’ombrellone”, nonché il mio primo scorcio sul mondo del coaching?
Lo suggerisco a tutti coloro che hanno la curiosità di comprendere a grandi linee cos’è il coaching, ma anche a chi desidera guardare con occhi nuovi se stessi e ciò che ci circonda.

Una scrittura scorrevole e leggera, che arriva subito al concetto che intende trasmettere. La parte didascalica è arricchita da molti esempi di conversazioni di coaching, che supportano ed evidenziano quanto descritto nella parte precedente e che vi faranno dire con il sorriso: << Ecco, ora ho capito! >>.
Non un testo di approfondimento, non un’esplorazione completa del tema, direi non un saggio ma un buon “assaggio”!

Molto interessante e pratica anche l’Appendice II dove vengono presentate al lettore le sfumature delle emozioni principali, per favorire la comprensione del proprio sentire e di quello altrui.

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Close Up è  il digital magazine di Fondazione Aldini Valerianiun progetto di promozione culturale con rubriche e contenuti inediti con l’obiettivo non solo di incuriosire il lettore, ma di appagarlo. Lasciandogli «qualcosa di più».